venerdì 23 novembre 2012

Etichette, non alimentari!



Ora che ho dato tutte queste belle definizioni, è arrivato il momento di negare tutto!
Aaahh, in che senso? È impazzita?!?
No, no, ora mi spiego!
Le definizioni, le etichette, non mi piacciono! Tendono a dividere, non ad unire, a creare problemi, discussioni, litigi (ad alto livello, guerre!). Se si appartiene, con troppo orgoglio, ad un gruppo, quelli all'interno sono ok, quelli fuori hanno torto...
E poi, una volta che ci si è dati un'etichetta, ci si è catalogati e ci si sente costretti nel personaggio. Così si è più concentrati a rimanere attinenti a quel personaggio, che nella libera ricerca di un nostro modo di vivere, etico con noi stessi e con gli altri.

Soprattutto all'inizio del cammino vegano tendenzialmente crudista, se mi definisco subito vegan e crudista e, in un momento di crisi cedo ad una pizza Margherita, non è il caso che mi senta in colpa; l'essere costretta a correre in bagno, o l'incubo notturno da pesantezza sullo stomaco, basteranno a farmi "redimere"! E se invece non ho avuto alcuna conseguenza, meglio così, saprò di essermi presa una pausa, e il giorno dopo ricomincio con più determinazione. Se, una mattina, qualcuno mi coglie nell'attimo di debolezza, appoggiata ad un bancone di un bar che sorreggo la testa con una mano e con l'altra, con gesto sconsolato, porto alle labbra una tazza con un cappuccino, e mi dice "ma non eri vegana?"... Sgrunt!
Voglio sentirmi libera, di giorno in giorno, di scegliere i cibi che ritengo giusti per me, per l'ambiente, per gli animali e per gli altri esseri umani. Voglio sentirmi libera di avvicinarmi al vegan crudismo 
coi miei tempi, i tempi che richiede il mio corpo per accettare la nuova alimentazione, ed i tempi della mia anima che sta avendo una vera e propria rivoluzione culturale. È chiaro che dentro di me mi pongo delle regole, per non trasgredire troppo di frequente, ma se queste regole, inizialmente sono troppo rigide, c'è il rischio che mi venga la terribile tentazione di infrangerle spesso.
Non siamo tutti uguali. Navigando in rete, o parlando con amici, leggendo libri, ho potuto ascoltare e leggere i più diversi approcci al vegan crudismo. C'è chi, dopo aver letto un libro sul crudismo, in una sola notte, ed esserne stato folgorato, dalla mattina seguente è diventato crudista al 100%, ed ormai lo è da anni. Chi, ed è il mio caso, passa lentamente dal vegetarianismo al veganismo, per poi approdare al crudismo parziale (più del 60 %), con ricadute che diventano sempre più rare.
Chi mangia carne, non è un mostro, forse non ha le conoscenze giuste, non è stato sensibilizzato sull'argomento, o forse non è ancora arrivato il momento giusto per lui.
Forse un giorno sarete voi a sensibilizzare queste persone, ma non fatevi subito paladini della causa!
È solo un consiglio, naturalmente.

A tal proposito, vi consiglio anche, soprattutto per i primi tempi o con gli estranei di passaggio, se non avete voglia di trascorrere tutta una cena a raccontare perché non mangiate carne, a parlare di veganismo, a spiega cos'è il crudismo, e preferite parlare di cinema, di libri o della situazione politica attuale, alla eventuale domanda sul contenuto del vostro piatto, rispondete semplicemente: questa sera avevo voglia di mangiare questo! 
E, mi raccomando, non guardate con aria schifata il piatto di carne del vicino, o addirittura il commensale stesso.
Anche lui è come voi, è un essere umano, e forse voi stessi siete stati onnivori, prima della grande svolta!

Florence

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